Rieccoli quei monelli della Fopa – per loro il tempo non passa – con gli stessi occhi furbi e sognanti; si presentano col solito panno di seta color giallo oro.

L’ambiente è diverso; dall’Urbino “con tutti i vicoli imbiancati di neve” all’Urbino del mese di maggio dove il cielo, con gli aquiloni del Poeta, si staglia limpido e degrada fin verso le colline della Carpegna.

Mi commuovo anch’io: fin da ragazzetto ho sempre ammirato Fausto Coppi. L’avevo visto nel 49 sulle curve rialzate del velodromo di Pesaro e il ricordo, seppur bambino, non m’è mai passato dalla mente.

Guardo la doppietta, la giro e la rigiro. Non so capacitarmi, come gli vengono in mente dove le vanno a pensare quelli della Fopa!

Gemini degli anni’50. Una doppietta da sogno, bella fuori e pulita dentro.

La bascula possente e corposa, con le piastre lisce e disadorne di francescana memoria. Le mammelle non sono piccole e appuntite come quelle di Valeria bensì gonfie e piene a mo’ di Sabrina; senza goccia senza zigrini senza leziosismi e perciò con tratti di estrema raffinatezza.

Bindella piana con un mirino bianco come le nevi dello Stelvio e perciò entusiasmante nella sua semplicità.

Calcio con legno d’ulivo come nel Getsemani; di un bel colore venato che diventerà col

tempo morbido e vellutato.

Il tutto esalta il “petto di bascula” dove lui e solo lui Fausto Coppi esce dai tornanti e vola verso la Montagna.

Guardate i suoi muscoli, la sua faccia con la smorfia di riso da bambino (i biografi dicono

che non rideva mai se non nel Musichiere con quel simpaticone di Riva).

Mi sembra d’essere sul Rolle sul Falzarego sul Pordoi.

Vincenzo Torriani, il poeta del Giro d’Italia, può senza dubbio riconoscere nel “FaustoCoppi” di Medici, non solo l’esaltazione del ciclismo ma anche un senso di struggente umanità che accomuna tutti gli uomini di fede.

Una nuova concezione dell’arma sportiva. Grant Greener Boss Gibbs Evans: la tradizione rinnovata continua.

Francesco Medici già nella storia già nella leggenda indica a tutti i romantici della caccia la via del 2000 che ci affascina e ci meraviglia.

Qui c’è l’esaltazione del mito della grandezza dello sport della passione che sfida la Montagna.

“Un uomo solo al comando la sua maglia è biancoceleste il suo nome è Fausto Coppi…”, Dalle steppe di Marilyn alle nevi dello Stelvio; due mondi diversi ma un solo filo conduttore: quello della poesia.


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